FONTE: Ufficio Stampa Revet Recycling
Con un investimento di oltre 5 milioni di euro, prende vita in questi giorni la filiera tutta toscana di riciclo delle plastiche miste post consumo, completando così il percorso progettuale iniziato nel 2009. Martedì 16 luglio infatti è stato inaugurato ufficialmente alla presenza delle autorità l’impianto per la produzione di granuli e densificato, che permetterà a Revet Recycling srl di gestire tutte le fasi industriali necessarie a riciclare le plastiche miste delle raccolte differenziate toscane, selezionate da Revet spa. Con uno sviluppo lineare di circa 120 metri, (oltre alle opere accessorie per la depurazione delle acque di lavaggio e il filtri di abbattimento delle emissioni) il nuovo impianto è in grado di trattare 2500-3000 chili l’ora di materiali plastici. Ciò significa che ogni anno Revet Recycling processerà circa 15mila tonnellate di quella frazione critica delle plastiche che quasi sempre e quasi ovunque viene destinata a recupero energetico. Revet Recycling invece la valorizza come materia e grazie ad un approccio che parte dal prodotto finito per risalire al blend di polimeri più adatto ad ogni singola esigenza, è la prima realtà industriale che è riuscita a sostituire la materia vergine anche in prodotti di alta gamma, come i particolari per l’automotive. Revet Recycling è detenuta al 51% da Revet spa (azienda che raccoglie, seleziona e avvia a riciclo le raccolte differenziate toscane) e al 49% da Refri Srl (holding emiliana del gruppo Unieco che si occupa del recupero dei rifiuti elettronici). Dal punto di vista occupazionale il nuovo impianto di granulazione delle plastiche miste impiegherà a regime circa 10 dipendenti. Il taglio del nastro e la benedizione del nuovo impianto ad opera del vicario generale della diocesi di San Miniato, monsignor Morello Morelli, è seguito agli interventi del presidente di Revet Recycling Valerio Caramassi, dell’amministratore delegato Emanuele Rappa, del responsabile raccolta di Corepla Massimo Di Molfetta, dell’assessore regionale all’Ambiente Annarita Bramerini, del presidente della Provincia di Pisa, Andrea Pieroni, del vicesindaco di Pontedera Massimiliano Sonetti.. La Regione Toscana infatti ha sempre creduto nel progetto, cofinanziando la ricerca sul progetto Plasmix coordinata da Pont-Tech in collaborazione con Pont Lab e con il dipartimento di Chimica e Chimica industriale dell’università di Pisa. Al termine dell’evento Revet Recycling ha omaggiato i partecipanti con una lantana sellowiana dei vivai Vannucci di Quarrata sistemata in un vaso realizzato dall’azienda Pasquini & Bini con le plastiche riciclate da Revet Recycling.
ECCELLENZA e UNICITA’: LA VISION Recuperare la frazione più critica delle raccolte differenziate, quella delle plastiche miste; creare nuove opportunità nel settore del riciclo; coniugare la creazione di valore con la sostenibilità ambientale. Con questi obiettivi è nata Revet Recycling, una delle prime aziende italiane che è riuscita a riciclare le plastiche miste post consumo trasformandole in granulo con cui realizzare ri-prodotti di alta gamma, come i particolari per l’automotive. Per mezzo dei suoi due impianti – quello per la produzione di profili per l’arredo urbano, e quello per la densificazione e granulazione del plasmix – l’azienda controlla l’intera filiera industriale del riciclo delle plastiche miste, valorizzando così una frazione critica altrove destinata prevalentemente al recupero energetico.
SOSTENIBILITA’ AMBIENTALE E SOCIALE Direttiva europea e leggi nazionali privilegiano il recupero della materia rispetto a quello energetico. Per essere certi che, nel contesto italiano, il riciclaggio delle plastiche eterogenee sia preferibile al recupero energetico dal punto di vista delle emissioni climalteranti la società di consulenza E-cube ha realizzato nel 2012 un’impronta ecologica di processo, cioè una comparazione tra i due percorsi industriali a cui può andare incontro la plastica mista proveniente dalle raccolte differenziate. La Carbon footprint di processo (espressa tonnellate di CO2 equivalente) ha dunque permesso di calcolare e mettere a confronto le emissioni di gas a effetto serra connesse al recupero di materia e al recupero di energia. E il risultato è inequivocabile: considerando anche la fase di combustione le emissioni totali legate allo scenario “Preparazione al recupero energetico” (produzione di cdr, combustibile da rifiuti) sono pari a 37.358,8 tCO2e/anno (ovvero 2.400 kgCO2e per tonnellata di rifiuto trattato) Per quanto riguarda invece lo scenario di “Recupero di materia” (produzione di granulo e profilati), le emissioni totali sono pari a 4.585,6 tCO2e/anno (ovvero 290 kgCO2e per tonnellata di rifiuto trattato).
SOSTENIBILITA’ ECONOMICA Dal punto di vista economico, il riciclo delle plastiche miste soffre in Italia di barriere burocratiche e di incentivazioni improprie che vanno in direzione opposta e contraria a quanto indica anche la gerarchia europea per la corretta gestione del ciclo dei rifiuti, che appunto privilegia il recupero di materia al recupero di energia. Del resto è anche vero che l’Italia è l’unico Paese europeo ad essersi dato obiettivi di raccolta differenziata invece che obiettivi di riciclo effettivo. E in questo contesto va sottolineata l’azione della Regione Toscana che nel 2011 e nel 2012 ha pubblicato un bando per finanziare al 50% l’acquisto da parte di enti e aziende pubbliche, di manufatti realizzati con le plastiche miste delle raccolte differenziate.
PROCESSO INDUSTRIALE Il nuovo impianto di riciclo di Revet Recycling è quanto di più attuale sotto il profilo tecnologico. Le plastiche miste vengono caricate su due nastri che le conducono alla linea di triturazione (2500-3000 kg/h), dove una serie di denti metallici montati su un albero centrale riduce il materiale in scaglie di diametro inferiore ai 40 millimetri. Le plastiche triturate vengono trasportate ad un serbatoio (buffer) di accumulo dove, spinte da coclee di trasporto, sono riversate nella prima vasca, detta di pre-lavaggio. Qui avviene una prima selezione: la frazione più pesante, composta principalmente da detriti e poliestere, affonda e viene espulsa dal ciclo (25% circa), mentre la frazione galleggiante viene inviata a due centrifughe (16 giri al secondo) che separano il materiale dall’acqua di lavaggio e da inquinanti solidi. Giunte alla seconda vasca di lavaggio, le plastiche miste vengono ulteriormente raffinate perdendo le loro ultime impurità (5% circa). Il materiale in uscita viene immesso all’interno di due essiccatori centrifughi (1.400 giri al minuto) e compattato da due torchi, per poi essere condotto in un secondo buffer di accumulo. A questo punto il materiale è pronto per essere riciclato. Le plastiche vengono riversate su un nastro dosatore che le conduce al densificatore: nella camera di miscelazione, per effetto dell’attrito e della pressione generati dalla rotazione di due viti controrotanti, si raggiunge la temperatura di fusione (circa 220 °C). Il flusso (1600-2000 kg/h) viene quindi immesso nell’estrusore dove, mediante la rotazione di una vite senza fine (diametro 300 mm.) viene omogeneizzato e liberato dei gas residui. Un filtro autopulente separa le ultime eventuali impurità. Il materiale, raffreddato e solidificato, viene ridotto alla dimensione voluta (diametro <3 mm.), passato all’interno di un vibrovaglio e stoccato all’interno di un silo miscelatore, pronto per essere impiegato in cicli produttivi di manufatti.
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