Occupazione: diminuisce nel settore delle fonti fossili, aumenta nelle rinnovabili
01/06/2016

Secondo l’International Renewable Energy Agency, l’agenzia internazionale per le fonti pulite, i posti di lavoro nelle diverse filiere delle fonti rinnovabili (escluso il grande idroelettrico) sono aumentati del 5% nel 2015. La Cina ne impiega il numero più consistente: 3,5 milioni su poco più di 8 a livello globale. Fotovoltaico, biocarburanti ed eolico sono i tre settori più importanti. Aspetti positivi anche sul fronte dell’occupazione che è aumentata nel 2015 rispetto ai dodici mesi precedenti, perché i green jobs su scala globale sono diventati poco più di otto milioni, cioè il 5% in più dei 7,7 milioni registrati nel 2014. C’è da dire però, Irena intende per green jobs solo le persone occupate in modo diretto o indiretto nelle varie filiere dell’energia pulita, come l’eolico, il fotovoltaico e le biomasse, escludendo perciò tutti gli altri settori che possono rientrare nell’alveo dell’economia verde più in generale, ad esempio il riciclo di rifiuti/recupero di materiali, packaging sostenibile, eccetera.

La crescita è diametralmente opposta a quella del settore delle fonti fossili, dove la tendenza è opposta. Negli Stati Uniti, ad esempio, l’occupazione nel comparto oil&gas è crollata del 18% a fronte del +6% riscontrato nelle energie verdi. Similmente, in Cina i green jobs sono molti di più rispetto a quelli assicurati dall’industria degli idrocarburi (3,5 milioni contro 2,6 milioni).

Irena è convinta che questi numeri siano destinati a aumentare: l’obiettivo è raddoppiare la percentuale di energia pulita nel mix mondiale entro il 2030, facendo lievitare gli addetti a circa 24 milioni. Le politiche pro-rinnovabili di molti paesi emergenti in America Latina, Asia e Africa, l’apertura di nuovi mercati alla concorrenza in campo energetico (Messico e Argentina tra i casi più recenti), i costi in discesa delle tecnologie, sono tutti elementi che vanno nella direzione auspicata da Irena.
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