«La storia quasi ventennale di questo impianto racconta le enormi difficoltà di che cosa significa per un’azienda lavorare senza le necessarie garanzie conferite dalla certezza delle regole. Nella gestione del termovalorizzatore di Scarlino, abbiamo riscontato grandi criticità nel fare impresa causate principalmente dai ricorsi al Tar presentati da alcuni Comitati locali e dal Comune di Follonica (Grosseto), una serie di opposizioni pretestuose e pregiudiziali che di fatto, nel corso degli anni, hanno impedito la regolare operatività”.
È uno dei passaggi della nota inviata a QUINDICI da Scarlino Energia, a commento delle notizie circolate sulla stampa nelle scorse settimane, nelle quali si parlava di un’indagine da parte della Procura di Grosseto.
“L’attività di questa società - si legge - è iniziata nel 2008 ma solo nel 2010 è stata ottenuta la prima Aia, annullata due anni dopo. La seconda Aia, del 2012, viene annullata nel 2015. La terza Aia, rilasciata nell’ottobre 2015 è già oggetto di ricorsi davanti al Tar. Questa situazione ha generato una sofferenza finanziaria che ci ha obbligato a presentare un’istanza di concordato al tribunale di Grosseto. E’ stata una decisione che abbiamo dovuto adottare per tutelare il patrimonio aziendale e i creditori e nonostante tutto siamo fermamente intenzionati ad andare avanti per continuare a garantire il lavoro alle numerose imprese operanti nell’indotto e ai nostri 60 dipendenti diretti, attualmente in cassa integrazione”.
“La nostra esperienza - continua Periccioli - evidenzia quindi la necessità di norme chiare senza le quali non è possibile realizzare alcun progetto imprenditoriale, dal più banale al più complesso. Solo per ricordare uno degli ultimi episodi che ci hanno riguardato, nel gennaio 2015 il Consiglio di Stato ha emanato una sentenza ingiusta e errata perché i giudici hanno dato più valore alle infondate teorie dei Comitati piuttosto che agli studi scientifici di enti pubblici deputati ai controlli e alle verifiche di legge, in particolare Arpat e Asl.
Per quanto riguarda l’indagine della Procura di Grosseto, si tratta di un atto dovuto scaturito in seguito alla presentazione di un esposto alla Procura di Grosseto da parte di due creditori e di una associazione ambientalista da sempre contrari alla nostra attività, che fa riferimento a presunti reati fallimentari. Ebbene, sono solo fantasticherie e ipotesi che respingiamo fermamente. Siamo infatti certi che in merito all’indagine la verità dei fatti emergerà in maniera chiara e netta.
In generale esiste un’immotivata ostilità nei confronti di questa tipologia di impianti, ma nel nostro caso, oltre a interessi particolari non sempre trasparenti e comunque estranei a quelli dei veri creditori e dei lavoratori, vi sono anche singoli soggetti o ristretti gruppi di persone che rappresentano se stessi con la presunzione di rappresentare tutti. Queste persone vogliono impedire con ogni mezzo il nostro diritto a fare impresa a scapito dell’interesse generale di una corretta gestione del ciclo de rifiuti.
Oggi - conclude Periccioli - siamo determinati ad andare fino in fondo perché abbiamo tutte le carte in regola. Nella fase attuale, siamo impegnati ad ottenere l’approvazione del concordato e a riprendere la produzione al più presto. Sul fronte ambientale, gli studi epidemiologici effettuati dall'Asl così come i controlli effettuati dall’Arpat affermano che non esistono problemi legati all’impianto, né per la salute dei cittadini né per l'ambiente; sul piano più strettamente imprenditoriale, è dimostrato che il termovalorizzatore di Scarlino è indispensabile alla Toscana per la chiusura e la corretta gestione del ciclo dei rifiuti».