Economia circolare: il Parlamento Ue chiede obiettivi più stringenti
16/02/2017

Era finito nella pattumiera nel 2014, per essere ripresentato a fine 2015 dalla nuova commissione Juncker, alleggerito degli obiettivi più ambiziosi e ritagliato sugli interessi delle lobby economiche. Ora, il pacchetto europeo sull’economia circolare potrebbe però cambiare di nuovo pelle, avvicinandosi alla sua forma originaria, con target più stretti per il riciclo dei rifiuti e il graduale abbandono dello smaltimento in discarica. La commissione Ambiente del Parlamento europeo ha infatti approvato a larga maggioranza (57 voti a favore, 7 contrari e una astensione) la proposta di emendamento alle quattro direttive sui rifiuti presentate dalla Commissione europea.

“Il Parlamento ha migliorato la proposta della Commissione in diversi punti. Prima di tutto per i target di riciclo. Chiediamo un obiettivo del 70% per il riciclo dei rifiuti urbani e dell’80% degli imballaggi entro il 2030, oltre a una riduzione dell’interramento in discarica fino al 5%”, spiega la relatrice del report di modifica Simona Bonafè. Sono i numeri chiave che erano nel testo presentato tre anni fa dal commissario all’Ambiente Janez Potočnik e poi cestinato dal suo successore. Ai provvedimenti sulla gestione dei rifiuti se ne aggiungono altri per la loro prevenzione, a partire dall’introduzione di un target specifico sullo spreco di cibo: gli stati dovranno dimezzarlo entro il 2030. “Una misura di prevenzione ma anche etica”, dice Simona Bonafè. Si prevede anche di ridurre del 30% i rifiuti che oggi inquinano i mari europei e di innescare quel disaccoppiamento tra crescita economica e produzione dei rifiuti che tutti sognano come vero segnale di un’inversione di rotta.

Dopo il voto in plenaria previsto per metà marzo che dovrebbe dare il via libera definitivo alle modifiche chieste dalla commissione Ambiente, si avvierà il così detto trilogo, cioè il negoziato tra Parlamento e Consiglio con la partecipazione della Commissione. Se quest’ultima non potrà non tener conto della posizione degli eurodeputati, il confronto più difficile sarà proprio con il Consiglio, che rappresenta gli interessi dei singoli Paesi. “Sarà sicuramente una lotta con gli stati. La presidenza maltese mi ha assicurato che è una delle loro priorità e cercherà di arrivare il prima possibile a una posizione comune.

E’ facile prevedere che ci sarà una bella battaglia sui target: nella nostra proposta sono molto ambiziosi, ma allo stesso tempo pragmatici”. L’obiettivo su cui si concentreranno le maggiori criticità sarà proprio quello della riduzione dello smaltimento in discarica: la media Ue è al 28%, ma in diversi Paesi dell’Est Europa supera il 50%, fino al record di Malta di oltre il 90%. Un numero, quest’ultimo, che potrebbe pesare sulle trattative, visto che maltese è la presidenza di turno del Consiglio, ma anche il commissario all’Ambiente Karmenu Vella che sta seguendo il dossier.

Sulla posizione dell’Italia Simona Bonafè si dice fiduciosa, anche se la percentuale di utilizzo delle discariche, pari al 26%, è “ancora alta e non fa onore ai virtuosismi che nel nostro Paese ci sono sul fronte del riciclo e del recupero di materia. Pensiamo per esempio alla filiera del mobile che è già interamente circolare”. Anche sul fronte del riciclo, però, il nostro Paese ha ancora molto da fare. Se è vero che la percentuale di rifiuti avviati a seconda vita è pari al 44% e per gli imballaggi la percentuale sale addirittura al 66%, ci sono filiere dove rimangono criticità: gli ultimi dati Ispra sul packaging in plastica, per esempio, mostrano che sono più i contenitori inceneriti di quelli riciclati (44% contro 41%).

“Ci siamo posti il problema e abbiamo previsto che gli stati membri debbano mettere in campo misure di sostegno al mercato delle materie prime secondarie, come fiscalità verde e ecobonus”, assicura l’eurodeputata. A questo deve aggiungersi “un impegno per la progettazione di imballaggi più facilmente riciclabili. Qui servirà anche una direttiva ad hoc sull’ecodesign, che la Commissione ha promesso di varare in tempi rapidi. Oggi queste regole valgono solo per i prodotti elettrici, ma devono estendersi a tutto”.

FONTE: La Stampa
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